di H.Mriga
a) Il
Ciclo Adamico ed il Ciclo Evaico
La cosmografia biblica è
assai limitata, adattando la storia dell’origine dell’uomo al mondo ebraico non
ci spiega esattamente ove sia da collocare il Paradiso Terrestre, Arbor Vitae incluso. Tanto che i devoti giudaico-cristiani hanno
continuato a credere fino ad oggi, non meno dei musulmani, che esso fosse in
Palestina o, tutt’al piú, in Mesopotamia (1). Parrebbe che in tale tradizione ne siano comprese
in realtà due: una relativa alla mitica Terra Iperborea greco-romana e l’altra
alla cd. ‘Atlantide Iperborea’ d’indoeuropea memoria, tramandata pure in
termini non molto diversi dalla letteratura massonico-occultistica (2). Benché la Genesi
privilegi soprattutto Sem e i Semiti, a causa della discendenza ebraica da
questo ceppo etnico, è evidente che il testo biblico incorpori tradizioni
tramandate anche da Iafeti e Camiti principalmente – che possono venir incluse
in quelle noaiche piú in generale – ed altre a queste precedenti. Dal punto di vista cosmografico, la cd.
‘Atlantide Iperborea’ costituisce un riflesso invertito nell’ambito del V
‘Grande Anno’ (3) della
Terra Iperborea nel I. Nella Genesi oltretutto vige l’espediente di
suddividere il tempo ulteriormente per 10, onde il ‘Grande Eone’ (scr.Manvantara) di 64.800 anni ha i tempi
invero dell’Eone (scr.Yuga) di 6.480
anni, rispetto cui il ‘Grande Anno’ (scr. Mahāyuga) di 12.940 anni è ovviamente il doppio. L’ultimo Eone, come insegna il calendario
ebraico (che lo fa iniziare 720 anni dopo, per una ragione che non stiamo qui
ad analizzare), è cominciato nel 4.480 a.C. ed è terminato nel 2.000 d.C. Secondo quanto la tradizione popolare
cristiana conferma (4).
In base a codesta semplice premessa, ne consegue indirettamente che se
noi moltiplicassimo per 10 i 6.480 anni dell’Eone otterremmo il ‘Grande Eone’
per intero. Dunque, è chiaro che
aggiungendo uno zero ad ogni periodo indicato dalla Genesi acquisiremmo informazioni veritiere sulla durata effettiva –
a grandi linee, s’intende – di quel dato periodo A patto, naturalmente, di saper interpretare
i simboli genesiaci in maniera adeguata.
Accettando d’intendere la descrizione della nascita dell’Uomo e della
Donna come relazionata nel senso descritto all’inizio del ‘Grande Eone’
d’ellenica memoria, equivalente in tutto e per tutto all’ `Ōlām ebraico (5), ne
potremmo ricavare alcune importanti deduzioni (6). Ossia, la ‘Nascita di Adamo’ si riferisce a
quello che in India è noto quale I Ciclo Avatarico, mentre la ‘Nascita di Eva’ al
II; la ‘Vita beata nel Giardino delle Delizie’ al III e, logicamente, il
‘Peccato Originale’ al IV.
2
3
4
il Divenire. Ecco perché la filosofia greca, la quale stabilisce i confini fra la sapienza tribale d’origine preistorica e la razionalità dell’uomo dei tempi storici, parte dall’Essere e dal Divenire (20) quali principi basilari del cosmo. Ma è solamente l’iniziazione ai Misteri che può permettere all’uomo edipico dell’Età Ferrea, per dirla ancora coi Greci, di ripercorrere a ritroso la strada che ci ha portato dall’Età Aurea alla corruzione dei tempi ultimi; o, se preferiamo, dallo stato adamico originario all’infernale (21) Babelica Torre. In fondo il Divenire di cui qui si parla è quel portento negativo onde, com’è tratteggiato nel Cap.X del Lost Paradise di J.Milton, Adamo ed Eva esuli dal Paradiso Terrestre cercano invano di salire su per i tronchi d’una illusoria selva di alberi-della scienza per coglierne i frutti, ma li vedono ben presto tramutarsi in cenere. Poiché, se la Conoscenza di Dio permuta in esclusiva scienza delle cose mondane, non ci rimane che polvere in mano e il Peccato Originale elargisce cosí i suoi malefici frutti.
Note
(1) L’identificazione colla
Mesopotamia nasce dal fatto che, oltre al Tigri e all’Eufrate, la Bibbia si riferisce a due altri fiumi
che secondo certi studiosi un tempo attraversavano quella terra e poi si sono
essicati. Ma in ogni caso, trattasi
d’una identificazione simbolica, non può esser presa sul serio
cosmograficamente parlando.
(2) R.Guénon in Forme tradizionali e cicli cosmici- Mediterranee, Roma 1974 (ed.or. Formes Traditionnelles et cycles cosmiques- Gallimard, Parigi 1970), pp. 43-5, interpreta la storia narrata nella Genesi, per via dell’argilla di cui è costituito l’Uomo, come un’allusione al sorgere della ‘Razza Rossa’. Ovviamente si tratta d’un riferimento corretto, dato che analogamente gli Africani utilizzano il simbolismo del ferro.
(3) I 5 ‘Grandi Anni’ della
tradizione ellenica corrispondono ciascuno ad un dio nella prima metà e ad una
dea nella seconda. Platone, ad es., nel Tim.- xiii. 40 e/ 41a pone la doppia serie quinaria : 1) Urano-Gea, 2) Oceano-Teti,
3) Crono-Rea, 4) Zeus-Era e 5) i figli di questi ultimi non specificati (come
5
Apollo-Diana
ecc.). Sono, inoltre, in relazione con
tutta una serie di fattori cosmografici quali le Direzioni, i Climi, i Venti,
le Classi sociali, le Ecumeni e via dicendo.
Non esiste alcun trattato che specifichi queste corrispondenze in
Grecia, ma anche in India avviene la stessa cosa e del resto le suddivisioni
grosso modo concordano, essendo basate le une e le altre sui ‘Grandi Elementi’
(scr.Mahābhūta).
5
(4) G.Acerbi, Brevi considerazioni sulla tematica apocalittica e il preteso ‘Millenarismo’ – Algiza, N° 10, Chiavari [Ge]1998, passim.
(5) G.Acerbi, La nozione di ‘Olam’ nella cultura ebraica ed il culto solare
giudaico-cristiano, da Noè a Hebron- Alle pendici del M.Meru (blog, pross.)
(6) Per un’esegesi
maggiormente completa cfr. Manu e la
leggenda adamica del ‘Peccato Originale’- Alle pendici del M.Meru (blog, pross.). In una forma incompleta era stato pubblicato
in parte nel precedente blog quasi
omonimo ‘Alle pendici del Meru’, 27-12-07.
(7) Si faccia attenzione a non confondere
l’Adamo terreno con quello celeste. Per
es. quando un sufi quale M.Shabistarî (S.H. Nassr, Ideali e realtà dell’Islam- Rusconi, Milano 1974, p.76; ed.or. Ideals and Realities of Islam- G.Allen
& Unwin- Londra 1966) afferma nel suo ‘Roseto’ del mistero’ che il dono
profetico è apparso per la prima volta in Adamo, ma fu perfetto nel ‘Sigillo
dei Profeti’, intende dire che il compimento della profezia per l’umanità
adamitica è avvenuto con Muhammad. Non che Maometto fosse piú perfetto
di Adamo, il che sarebbe assurdo. A meno di confrontare il Profeta coll’Adamo terreno, che ovviamente è inferiore. Come fece una volta in modo sacrosanto lo stesso Maometto, il quale dichiarò di essere stato già profeta quando Adamo si trovava ancora fra l’acqua e l’argilla”. Perché, altrimenti, sarebbe esplicitare una bestemmia; in quanto, in ultima analisi, è dall’Adamo Celeste che trae la sua profezia ogni profeta successivo (Zoroastro, Siddharta, Mosé, Gesù ecc.).
di Adamo, il che sarebbe assurdo. A meno di confrontare il Profeta coll’Adamo terreno, che ovviamente è inferiore. Come fece una volta in modo sacrosanto lo stesso Maometto, il quale dichiarò di essere stato già profeta quando Adamo si trovava ancora fra l’acqua e l’argilla”. Perché, altrimenti, sarebbe esplicitare una bestemmia; in quanto, in ultima analisi, è dall’Adamo Celeste che trae la sua profezia ogni profeta successivo (Zoroastro, Siddharta, Mosé, Gesù ecc.).
(8) La frazione indicata piglia come intero
tutto il Ciclo Paradisiaco propriamente detto, ma se si volesse prendere per
intero il Grande Eone è ovvio che la frazione simbolica di decadenza sarebbe
diversa, cioè di 1/10.
(9) I 3 emblemi sono: la Fenice
(Cielo), il Dragone (Atmosfera) e la Tartaruga (Terra). Cfr. G.Acerbi, Sulla questione essenziale dell’Unicità Divina- Herakles, N°1, Feb.
2015 (Digibu, on line), §6, p.27,
n.54; inoltre, fig.5.
(10) Nell’induismo
la prima forma trinitaria prende corpo infatti col Varāhāvatāra, signore del III Ciclo Avatarico; che, letteralmente, possiede una solla zanna. Ma, in realtà ne ha tre ossia una in piú rispetto alle due normali dell'animale in senso biologico, su un piano meno elevato la prima ha valore
6
trascendente, le altre semplicemente fenomenico. Quantunque l'iconografia, in generale, non rispetti tale concetto.
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trascendente, le altre semplicemente fenomenico. Quantunque l'iconografia, in generale, non rispetti tale concetto.
(11)
Ac., art.cit., §3, pp 5-7.
(12) C.A.S. Williams, Outlines of Chinese Symbolism & Art
Motives- Dover P., N.York 1976 (rist.
della III ediz.rived. di Outline of
Chinese Symbolism- Kelly and Walsh, S
hangai 1941; II ediz. 1932; I 1931 con altro edit.), ss.vv. P’AN KU, p.314 e FU HSI, p.203.
hangai 1941; II ediz. 1932; I 1931 con altro edit.), ss.vv. P’AN KU, p.314 e FU HSI, p.203.
(13) Will., op.cit., s.v. P’AN KU,
p.314 (ultime righe).
(14)
Nel II Ciclo Adamico il Dragone del Nord trovavasi al perno polare, ciò
che spiega l’arrotolamento del Serpente attorno all’Albero della Vita, insomma
l’Axis Mundi. Che poi tale Serpente rappresenti il Diavolo
lo abbiamo già detto, è la prima incarnazione dell’Avversario Divino. Vi è, tuttavia, anche un aspetto positivo e
demiurgico in tale presenza, quantunque non ben messa in risalto nella
tradizione giudaico-cristiana. Si
ricordi, d’altra parte, della Caduta di Lucifero, prima il piú bello degli
Angeli. Il che significa
che coincideva col Santo Spirito, il cui dominio rendeva il Paradiso un sanctum regnum per dirla alla Guénon. La tradizione giudaico-cristiana non ci spiega quando sia avvenuta la Caduta degli Angeli Ribelli, ma è evidente che abbiamo a che fare con una discesa agl’inferi di tipo titanico, quindi conseguente alla fine del Ciclo Paradiasiaco nel suo insieme. Per quanto appaia immersa, illusoriamente in un’aura pre-temporale, la trasformazione d Lucifero in Satana è la controparte metafisica del passaggio di consegne da Adamo a Seth, passando per Caino. Sarà infatti nel Ciclo Sethita che avverrà il crollo definitivo dei Cainiti (e parzialmente pure degli Abeliti) attraverso l’incontro-scontro coi Sethiti, la parziale corruzione di costoro a base di feste orgiastiche nonchè pasti cannibalici a scopo sacrificale per imitazione cainita – come è avvenuto sino a tempi recenti nella zona selvaggia della Nuova Guinea, al dire degli antropologi o degli storici delle religioni – per poi giungere ad una ribellione finale da parte dei ‘Figli di Dio’ (chiamati, in alternativa, ‘Angeli’…). La mitologia greca ricorda questi fatti sotto il doppio aspetto della Titanomachia, il primo scontro; e della Gigantomachia, in cui ai cainiti superstiti parrebbero essersi uniti senza successo degli abeliti venuti chissà da dove. Sulla questione vedi H.Mriga, La Patagonia, terra di giganti- Webly, pross. on line.
che coincideva col Santo Spirito, il cui dominio rendeva il Paradiso un sanctum regnum per dirla alla Guénon. La tradizione giudaico-cristiana non ci spiega quando sia avvenuta la Caduta degli Angeli Ribelli, ma è evidente che abbiamo a che fare con una discesa agl’inferi di tipo titanico, quindi conseguente alla fine del Ciclo Paradiasiaco nel suo insieme. Per quanto appaia immersa, illusoriamente in un’aura pre-temporale, la trasformazione d Lucifero in Satana è la controparte metafisica del passaggio di consegne da Adamo a Seth, passando per Caino. Sarà infatti nel Ciclo Sethita che avverrà il crollo definitivo dei Cainiti (e parzialmente pure degli Abeliti) attraverso l’incontro-scontro coi Sethiti, la parziale corruzione di costoro a base di feste orgiastiche nonchè pasti cannibalici a scopo sacrificale per imitazione cainita – come è avvenuto sino a tempi recenti nella zona selvaggia della Nuova Guinea, al dire degli antropologi o degli storici delle religioni – per poi giungere ad una ribellione finale da parte dei ‘Figli di Dio’ (chiamati, in alternativa, ‘Angeli’…). La mitologia greca ricorda questi fatti sotto il doppio aspetto della Titanomachia, il primo scontro; e della Gigantomachia, in cui ai cainiti superstiti parrebbero essersi uniti senza successo degli abeliti venuti chissà da dove. Sulla questione vedi H.Mriga, La Patagonia, terra di giganti- Webly, pross. on line.
(15)
In tutta evidenza, tale decadenza etica è simile a quella cui si è
accennato nella n.prec., ma ne è solamente un’anticipazione di grado minore in
tempi ancora paradisiaci seppure prossimi a quelli della Caduta; in questo caso
è sempre la femmina a dominare come nel I Ciclo Evaico, non il maschio come
7
nel
Ciclo Sethita. Inoltre, non è ancor
vigente il sacrificio e la crudeltà che inevitabilmente l’accompagna; né è subentrato
al momento il fattore orgiastico, ispirato piú tardi al culto tribale tanto
della fecondità umana ed animale in genere (legato indissolubilmente
all’ossequio verso gli antenati) quanto della fertilità vegetale (propiziazioni
rituali di stampo orticolo-primitivo).
7
(16) Per questo taluno, scioccamente,
tende a concepirla come inferiore all’Uomo.
(17)
In termini cinesi lo Yin sullo
Yang, il che è come dire la Virtù
dell’Uno (cin.Tē) – equivalente alla ‘Presenza’ della tradizione
ebraica od alla ‘Potenza’ di quella indiana – sull’Uno (cin.Tao), sebbene lo Yin sia anche l’emblema dello Zero
metafisicamente parlando oppure del Due.
Detto in termini cinesi, nel II Ciclo Regale prevale il senso del Tao
inteso come la Madre (lo Zero, la Bruma); nel III Ciclo il Tao scade a
Principio Unico, o Soffio Creatore se preferiamo, nel IV domina invece la Tē. Ed è solo
nel V Ciclo Regale che lo Yin e lo Yang si contrappongono dualmente come il
Due e l’Uno (non dualisticamente!), poiché la simbologia dello Yin e dello Yang tende a scadere a livello cosmologico.
(18)
Un nostro scritto intitolato Il
Paradiso Iperboreo quale Terra di Luce e di Tenebre è in preparazione quale
primo capitolo, a sé stante, d’una raccolta d’articoli vari (G.Acerbi, Viaggio nella Luce e nelle Tenebre,
pross.).
(19)
Cfr. G.Filoramo, L’attesa della
Fine. Storia della Gnosi- Laterza, Bari, Cap.VI sgg. Quanto riferisce il Professore a proposito
del ‘Dio Antrhropos’ posto al centro del cosmo dagli gnostici, bisogna capire
che costui è l’equivalente del Rāmacandra hindu, omologo indiano (parziale) di Seth. Entrambi questi personaggi dal risvolto umano
paiono legati al numero 7, ovvero l’uno per il fatto che è il Settimo Avatar,
l’altro per l’etimo medesimo; che l’apparenta per un verso al lat.Sāt-urn-us/ Sa[vi]t-urn-us
(scr.Sa[vi]t-ar) in quanto dio
proto-agrario e, per il resto, al Settimo Pianeta’ dell’ebdomade planetario
nella simbologia ermetica. Inoltre, come
Seth funge da erede di Adamo, cosí Rāma (corrispettivo etimologico del secondo Lamech biblico) funge da erede di Manu, l’Uomo-dio delle origini. Da notare che questo Lamech (il padre di Noè, cit.
in Gen.v. 25-31) è figlio di Metušelah, a differenza del primo Lamech (l’uccisore di Caino, cit.
in IV. 18-24), figlio del quasi omonimo Metušael; il quale ha molto in comune con il primo Rāma, chiamato Paraśurāma.
(20) Ciò non è avvenuto unicamente in Grecia con
Eraclito e Parmenide. In India,
egualmente, il tema di fondo di tutta la sapienza vedica fino alle Upanisad non
è altro che la dicotomia Kāla-Akāla.
8
(21) Ricordiamo che la Lama XVI dei Tarocchi, ovvero la Torre, altro non è che la Torre di Babele e non a caso a volte in certe specie di carte è chiamata l’Enfer. Cfr. O.Wirth, I Tarocchi- Mediterranee, Roma 1973 (ed.or. Les Tarots des imagiers du Moyen Age, C.Tchou Ed., Parigi 1966), P.<Sec., XVI, p.223. Ed è effigiata alternativamente da un’immagine di Orione, dietro cui campeggia il Serpente ad indicare un’opposizione astrale, confermata dallo Scorpione che come nel mito punge il piede del gigante; oppure dalla Bocca del Mostro dal muso maialino che inghiotte i dannati al ritmo del Tamburo, portato a tracolla e scandito dal Diavolo (ibid., p.222, figg. accluse).
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